GRAZIE PROFESSORE

Immagine18 Agosto, Valbione 1400 quasi 1500m.

Fa caldo e l’erba è fredda.

Ho quattro decenni di libri ed immagini e nello scrivere questa parola (immagine) ritorno alla prima liceo.

È colpa di Pennac o di mia madre, che invece di regalarmi degli orecchini a forma di stella marina per il mio compleanno, mi ha regalato due scatoloni di libri, scelti uno per uno nella grande biblioteca di casa B. Ognuno prescelto per un perché ben preciso e minuziosamente raccontato. Dicevo…penso alla parola “immagine” o come scrissi immaggine…un misto di distrazione e di fonia partenopea. Colpevole come Pennac di apatia adolescenziale condita con pigrizia e timore anzi di terrore del prossimo…coetaneo peraltro.

E così mi ritrovo a ricordare frasi scritte in rosso su un foglio protocollo. Tema. Compito in classe: “la scuola non deve educare…questo è un compito che spetta solo alla famiglia”. Ricordo che mio padre si arrabbiò molto quel giorno. Se non fosse stato un uomo intelligente ed incapace di qualsivoglia forma di violenza fisica, credo l’avrebbe attesa fuori dalla scuola per dirle e farle ciò che pensava di quella correzione. Nel frattempo Io non capivo…dopotutto ero ignorante. Ignoravo tutto: dalla cultura alla consapevolezza che ogni mio insegnante era, prima di essere un maestro, un uomo o una donna con pensieri, paure, problemi finanziari, inconsapevole del significato e dell’esistenza dell’arte della maieutica. Magari con un marito o una moglie a casa che detestavano o che non li amavano. Che avevano dimenticato il perché facessero quel mestiere o forse perché  non  l’avevano mai saputo. E questo si riversava in piccole teste vuote bisognose solo di una mano che li accompagnasse a comprendere…a comprendere i testi…la storia…la storia di oggi nata da quella di ieri, la bellezza della poesia, l’ onnipresenza della matematica, il fascino del latino.

E invece ricordo con disgusto le versioni tradotte nel cuore della notte, le mattine ad aspettare un voto col meno davanti nei compiti di matematica, il quaderno degli appunti di filosofia pieno solo di ciò che avevo nel cuore. Ripenso alle loro facce e non ricordo i nomi. Pagherei per sapere cosa pensavano di noi e di loro stessi. Pagherei per sapere cosa fanno oggi i primi della classe e gli ultimi. Pagherei per poter far loro dono questo libro con una piccola dedica.

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“Cara professoressa di italiano, se avesse insegnato ed educato al contempo forse oggi le nuove generazioni scenderebbero in piazza per migliorare il proprio paese. Forse oggi i ragazzi avrebbero rispetto della natura e del loro prossimo. Non troverà un grazie alla fine di questa dedica.

Con estremo rammarico Dott.ssa S.B.”

18 Agosto 2013, Valbione 1400 quasi 1500m.

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“Caro Professore di filosofia…grazie per averci provato quella mattina a guardarci negli occhi raccontandoci perché avevamo fallito.

Peccato fosse troppo tardi. Grazie triste Professore.

S.B. piccola ed indifesa studentessa di liceo di una classe qualsiasi di un liceo qualsiasi.”

18 Agosto 2013, Valbione 1400 quasi 1500m.

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“Cara Professoressa di francese. Grazie di aver capito che potevo dare più di quanto immaginassi (con una sola g) e di avermi regalato la fiducia, ancor prima l’amore per me stessa, ancor prima della coniugazione irregolare del verbo partir.

Con affetto S.B. studentessa modello 4C liceo P.Frisi.”

18 Agosto 2013, Valbione 1400 quasi 1500m.

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No Daniel…non devo tutto alla scuola. Oggi decido della vita altrui ma non è merito suo.

Grazie mamma e papà.

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